Un excursus nei vent’anni in cui Barcellona è diventata un indiscusso modello di trasformazione e gestione territoriale. Buona parte delle opere di quella straordinaria stagione furono possibili grazie al ricorso esteso, convinto e perfino disinvolto alla demolizione. Durante quasi vent’anni, il capoluogo catalano si è instancabilmente auto fagocitato per scrollarsi di dosso la fama di città portuale sporca e pericolosa in cerca di un’affermazione di modernità. C’è riuscito e, soprattutto, a che prezzo?
Nell’ambito della rassegna “Fragile” promossa dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Genova prosegue il ciclo dedicato al tema della demolizione intesa come strumento costruttivo per trasformare positivamente la città e delinearne il cambiamento. Durante l’incontro “La città malleabile: la demolizione come redenzione creativa a Barcellona, 1980-2000″ Alessandro Scarnato, architetto e professore di Storia dell’Architettura, racconta l’opera di rinascita urbanistica intrapresa dal capoluogo catalano all’indomani del Franchismo.
Alessandro Scarnato, architetto, è laureato all’Università di Firenze e dottorato al Politecnico di Barcellona, dov’è professore di Storia dell’Architettura. Si occupa di riabilitazione di interni, architettura e spazio pubblico, soprattutto nei centri storici. Ha vinto il concorso per la ristrutturazione della piazza storica più grande d’Italia, a Prato, e ha coordinato il progetto di ristrutturazione dell’ex stabilimento Macson come nuova sede dello IED Barcelona. Svolge la sua attività di ricerca e insegnamento principalmente tra Italia e Spagna e i suoi articoli sono stati pubblicati su varie riviste indicizzate. Il suo libro “Barcelona Supermodelo” ha vinto il City of Barcelona Award 2016. È uno dei membri fondatori del think-tank “Post-Car City”.