La storia di ogni città è segnata da demolizioni, sostituzioni edilizie, risignificazione di intere porzioni dell’abitato; il caso genovese ha, come ogni altro, i suoi elementi di unicità. In particolare, alcuni caratteri dettati dalla densità del suo centro storico e dal peculiare rapporto con l’orografia rendono interessante il caso genovese tra gli esempi di demolizione e ricostruzione di parti di città.
Nella transizione tra medioevo ed età moderna vi è il passaggio da un’economia prevalentemente mercantile all’età dell’oro della finanza genovese: Strada Nuova e Strada Nuovissima mostrano due modi diversi di intervenire all’interno e ai margini dell’edificato storico nel contesto della città di antico regime. La città ottocentesca, per adeguarsi a nuove tecnologie – la ferrovia -, a un nuovo contesto politico – lo Stato unitario – e all’emergere di nuove classi sociali – la borghesia – interverrà tanto all’interno del suo nucleo storico quanto lungo il perimetro delle sue mura. Infine nel corso del XX secolo, e in particolare tra la fine degli anni ‘50 e gli anni ‘70, la città sarà oggetto di un significativo dibattito su cosa conservare e cosa rinnovare del tessuto urbano che circondava il nucleo storico medievale.
Nell’ambito della rassegna “Fragile” promossa dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Genova, terzo e ultimo appuntamento del ciclo dedicato al tema della demolizione per una trasformazione positiva della città con la conferenza di Gian Luca Porcile “Demolizione, ricostruzione e risignificazione nella Genova tra XVI e XX secolo” moderata da Paolo Carpi.
Gian Luca Porcile (Genova, 1971), si occupa di editoria, nuovi media e diffusione della cultura architettonica e urbana. Ha partecipato a conferenze, curato libri e scritto articoli su argomenti principalmente attinenti alla storia intellettuale dell’architettura e dell’ambiente urbano. È tra i membri fondatori del collettivo di ricerca multidisciplinare ICAR65.